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BLOCCO 101

 

 

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SINOSSI

 

Tre imbianchini stanno dipingendo di blu una strana costruzione, forse abbandonata, forse in allestimento.

I  tre procedono nel loro lavoro molto lentamente.

In questo luogo avvengono delle “incursioni” dal mondo esterno che sembrano rompere l’atmosfera di sospensione che caratterizza l’esistenza dei tre imbianchini:

 

·         Un fuggiasco, inseguito da una folla dai contorni imprecisi;

·         Un conduttore televisivo alla vana ricerca di un conduttore che possa curare il suo tic nervoso;

·         Una donna, forse in carriera, che viene liquidata dai suoi superiori.

 

I tre imbianchini osservano inebetiti.

 

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soggetto di

Maurizio Fiume

 

 

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Titolo originale: AL 42° PARALLELO.

da una idea di Maurizio Fiume

soggetto originale di Benedetto Mortola e Maurizio Fiume

rielaborato da Maurizio Fiume con il contributo degli allievi del Corso di Sceneggiatura 2000-2001 de IL POSTO DELLE FRAGOLE.

 

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Un ragazzo apre di scatto la porta d’ingresso del 42° Parallelo, il negozio di idee di Ettore, Andrea ed Enrico Maria, ha il respiro affannoso e la fronte imperlata di sudore. Ha occhi grandi, spaventati, viso contratto, pelle scura, capelli rasta.

Quando apre la porta un vociare confuso, di urla e slogan invade il locale. Chiude la porta. Ora il vociare è attenuato ma sta passando proprio davanti al portone: è una manifestazione, non si comprendono le parole ma solo i suoni ostili. Il ragazzo se ne sta appoggiato allo stipite interno della porta chiusa e guarda fuori, tenendosi nascosto. Il sibilo contorto del suo respiro alterato è l’unico rumore che si continua a sentire nel locale.

Ettore, Andrea e Enrico Maria sono seduti su alti sgabelli al di là del Bancone, lo guardano in silenzio. Il ragazzo si volta e solo ora sembra notarli. Alza appena il capo, sottili rivoli di sudore scorrono sul viso mentre respira a grosse boccate. I suoi occhi, ora terrorizzati ora imploranti non si staccano da quelli dei tre ragazzi dietro il bancone. Tutti restano così, immobili, nel lungo attimo in cui fuori scorre un fiume minaccioso. Il vociare poi si attenua, si allontana, si spegne. Il ragazzo guarda di nuovo i tre: ora sul suo viso si delinea lentamente un sorriso. Apre la porta. Guarda fuori … qualche attimo, si volta, fa un cenno con il capo, si passa una mano sul viso, un altro sorriso e … via.

Ettore si avvicina alla porta e lo guarda mentre si allontana.

Andrea: Se lo vedevano entrare qui … entravano anche quelli …

Enrico Maria: Cosa vuoi dire? Dovevamo sbatterlo fuori a farsi massacrare?

Andrea: Non voglio dire questo! Si è trovato in mezzo alla gente sbagliata nel momento sbagliato …

Ettore: Però chi glielo fa fare ad andare in giro conciato cosi?

Enrico Maria: Saranno cazzi suoi, questi!

Ettore guarda un’ultima volta fuori e poi richiude la porta. Andrea riprende a risolvere i suoi cruciverba mentre Enrico Maria sta pazientemente costruendo una torre con le carte da gioco. Ettore tira fuori dalla tasca il suo yo-yo e comincia a giocarci.

Ettore: Meno male che ha trovato questa porta. (rivolto ad Enrico Maria) Ecco! Dagli un po’ una delle tue idee a uno così! Forza! Trova un po’ una soluzione contro il razzismo!

Enrico Maria interrompe il suo gioco. Guarda Ettore, poi Andrea che ha interrotto anche lei il suo cruciverba.

Enrico Maria va verso la porta, la apre, guarda fuori. Il vociare è lontanissimo. La richiude. Comincia a sorridere per poi scoppiare in una fragorosa risata.

Enrico Maria: Sai cosa bisognerebbe fare? Come in quel film … Bisognerebbe che tutti facessero l’amore con tutti … ma per un bel po’ … finché di razze ne resti una sola …

Andrea lo guarda affascinata: Hai ragione! Una razza sola basta e avanza.

Ettore: Già! Ma vallo a dire a quel tipo, questa bella idea! Vediamo che dice!

 

Nel locale arriva un signore, vestito in maniera ricercata. Si siede ad uno tavoli davanti al bancone. Andrea va verso di lui. Gli chiede se vuole qualcosa da bere. L’uomo si guarda intorno con fare sospettoso.

Uomo: Mica servite bibite illegali?

Da dietro al bancone interviene Ettore: Noi siamo antiproibizionisti. Sappiamo che è contro la legge ma noi stiamo lavorando per modificarla. Nessuno ti obbliga a venire qui!

L’uomo sorride, si sbottona il paltò, ora sembra rilassato.

Uomo: Scusate! Ma questo posto sembra essere su di un altro pianeta! Mi chiamo Manuel. Sono un giornalista della Tv. Ho un grosso problema e solo voi potete aiutarmi. Pago bene!

Enrico Maria si siede al tavolo insieme ad Andrea ed Ettore.

Manuel: Ecco! Non è facile spiegare.

Manuel si alza e comincia ad andare aventi e indietro nel locale. Mentre si muove alza spesso la spalla destra come in un tic.

Manuel: Tutto è cominciato con questo tic. Mentre leggevo il Tg delle 21 la mia spalla destra ha cominciato ad andare su e giù. La prima volta sono riuscito a bloccare subito il movimento. Ora non più. All’improvviso mi scatta e non c’è verso. E’ già una settimana che non compaio in Tv. Non posso continuare se mi scoprono mi terminano.

Andrea lo osserva mentre cammina e non può fare a meno di sorridere ogni volta che il tic si impossessa di Manuel.

Manuel continua sempre girando in circolo per il locale.

Manuel: Ma non è finita qui, purtroppo! Il tic è stato solo l’inizio. Tre giorni fare ero sulla Metro e non so come mi sono ritrovato al Capolinea. L’addetto alla sorveglianza mi ha chiamato, altrimenti io non scendevo.

Ettore: Sa cosa è successo?

Manuel: Temo di sì. Ho sognato. Ad occhi aperti. Mi trovavo su una montagna e non sapevo cosa fare. Era bellissimo! … Ma il vero dramma è successo stanotte. Ho fatto un sogno onirico. Non ne avevo mai avuto uno. Volavo sui tetti, passavo da una situazione ad un’altra così (sciocca le dita) senza soluzione di continuità. Mi sono svegliato di soprassalto, sudato! Se mi scoprono è la fine. Non voglio finire in una Casa Terminale. Voi vendete idee, no? Dovete darmene una per risolvere questo problema!

Nello stesso istante entra nel locale Alessandra, una ragazza alta e snella che sembra uscita da una sfilata di moda. Enrico Maria è subito attratto da lei e anche Ettore e Andrea non possono fare a meno di osservarla con attenzione. L’unico preso nei suoi sogni è Manuel che forse nel suo ambiente è abituato ad avere a che fare con donne bellissime.

Si siede su uno degli sgabelli davanti al Bancone e chiede da bere. Enrico Maria si precipita e le offre un infuso di erbe aromatiche.

Alessandra: Ho un grosso problema. Non so come funziona esattamente questo Negozio … Forse dovevo andare da un Tutore della Mente!

Enrico Maria: Noi siamo molto meglio di quella gente!

Alessandra: Allora: è dura da dire! Da un po’ di tempo sono ossessionata da questo pensiero: come si fa a non restare soli?

Enrico Maria la guarda stupefatto. Ettore e Andrea restano immobili anche se un sorriso si dipinge sui loro volti.

Alessandra continua: E’ una constatazione della mia vita ultimamente … un po’ come se stessi naufragando nella solitudine.

Enrico Maria: Come andare verso l’entropia! Ossia una irreversibile trasformazione del proprio stato fisico (e quindi psichico) stando al secondo principio della termodinamica di Carnot.

Alessandra lo guarda ammirata: Esattamente. Hai anche tu lo stesso problema?

Enrico Maria: No, però capisco esattamente cosa provi. Certo è un problema serio …

Enrico Maria cerca di fissare la ragazza negli occhi.

Alessandra: Sì è un grosso problema!

Enrico Maria: Ma non preoccuparti come al signore lì al tavolo se ci date qualche ora, troveremo un’idea.

 

Ettore gira e rigira nel locale inquieto. Si ferma davanti al muro e sfiora con le dita un poster e dice:

“Ora c’abbiamo i clienti! Ma cosa gli raccontiamo?”

Andrea è sdraiata sul bancone e sta risolvendo uno dei suoi cruciverba, senza smettere gli risponde:

-         Non ti preoccupare …

Ettore continua a camminare su e giù:

-         Io invece mi preoccupo! Cavolo che idea quella di aprire un Negozio di idee! Proprio una bella idea ti è venuta! Perché non te la sei tenuta per te?

Enrico Maria smette la sua piramide con le carte da gioco.

-         Ma cosa dici? Qualcosa abbiamo tirato su, no? Vedrai che anche questa volta troveremo le idee!

Enrico Maria tira fuori da un cassetto una pallamatta e comincia a lanciarla contro il muro di fronte, facendola rimbalzare e, ogni volta che la riprende dice qualcosa.

TU-TUMP: Teorema di Pitagora, sesto secolo avanti Cristo, a Crotone.

TU-TUMP: Bilancia idrostatica, Archimede, Siracusa.

TU-TUMP: Acta diurna, il primo quotidiano, Giulio Cesare.

TU-TUMP: Università, Bologna, anno milleottantotto.

TU-TUMP: Le note musicali, undicesimo secolo, Guido D’Arezzo.

TU-TUMP: Il barometro, Evangelista Torricelli di Faenza.

Ora cerca di andare più veloce.

TU-TUMP: Pianoforte, Bartolomeo Cristofori, millesettecentonove.

TU-TUMP: Sismografo, Luigi Palmieri, milleottocentocinquantacinque.

TU-TUMP: Martello Pneumatico, Ernesto Curti.

TU-TUMP: Radio, Guglielmo Marconi.

TU-TUMP: Reazione nucleare a catena, Enrico Fermi.

TU-TUMP: Moka express, Alfonso Bialetti, millenovecentotrentatre.

Sempre più veloce.

TU-TUMP: Polipropilene, la plastica, Giulio Matta, millenovecentocinquantaquattro.

TU-TUMP: Nutella, Michele Ferrero, sessantaquattro.

Ettore si mette a ridere fragorosamente. La risata fa sbagliare Enrico Maria, colto di sorpresa dalla reazione dell’amico. Manca la pallina che rimbalza e poi rotola per terra. Ettore finisce la sua risata.

-         Cosa vuoi dire con tutto questo?

TU-TUMP: Niente. Erano solo un po’ di idee che mi ricordavo ..

-         E vuoi dire che noi dovremmo fare lo stesso? Quelle sono tutte invenzioni di gente che ci ha passato la vita sopra … e adesso? Adesso dimmi cosa c’é ancora da inventare? A me sembra che abbiano già inventato tutto.

Andrea interviene, scende dal bancone, raccoglie la palla e riprende a tirarla contro il muro.

-         E qui sbagli! Non capisci. Se tutto è stato già inventato. Se tutti i miliardi di idee che la nostra mente può avere sono già state tutte tirate fuori allora perché esisterebbe ancora la vita? No, finché rimarrà ancora da tirar fuori anche solo un’ultima idea noi abbiamo il dovere di provarci. Lo dobbiamo ai miliardi di persone e di idee che fino ad ora lo hanno fatto per noi tutti. Altrimenti che senso ha la nostra vita!

Andrea improvvisamente cambia gioco e scaglia la palla verso Enrico Maria che non si lascia sorprendere. Afferra al volo la palla e la schiaccia verso Ettore che la rinvia ad Enrico Maria e questi ad Andrea che la scaraventa verso il muro per poi riprendere il giro a velocità sempre superiore. Il gruppo è ormai assolutamente in sintonia.

 

Torna Manuel. I tre stanno ancora giocando con la pallamatta, non hanno mai smesso e stanno ancora discutendo tra di loro.

Manuel si siede sconsolato ad uno dei tavolini. I tre non lo notano neppure.

Ettore continuando a giocare si impossessa della palla e palleggia come in una immaginaria partita a pallacanestro.

-         Mi piace discutere giocando. Ora mi è tutto più chiaro. Le idee mi vengono senza sforzo.

Enrico Maria placca l’amico e gli scippa la palla e riprende il gioco.

-         Guarda chi s’è alle tue spalle?

-         Pensi che sia così stupido da cadere nei tuoi tranelli?

Andrea si impossessa della palla e si avvicina a Manuel che li guarda sempre più perplessi. Ora Ettore ed Enrico Maria sono rivolti verso Andrea e non possono evitare di osservarlo.

Ettore conquista la palla e comincia a parlare agli amici ma anche a Manuel.

-         Manuel abbiamo lavorato fino per te. Abbiamo l’idea! Sei pronto?

Manuel alza gli occhi oramai è certo che neppure quei tre scalmanati potranno aiutarlo. Alle spalle di Manuel si posiziona Ettore. Enrico Maria lancia la palla verso Manuel che non reagisce. La palla rimbalza come contro il muro e se ne impossessa Andrea. Che fa un nuovo giro per il locale.

Ora è Andrea che incalza Manuel.

-         Manuel noi abbiamo l’idea per risolvere il tuo problema ma non serve a niente se tu non sei pronto.

Andrea fa una piroetta su se stessa con grande eleganza e tira la palla verso Manuel. L’uomo non reagisce. E’ ancora Ettore alle sue spalle che si impossessa della palla. Il gioco riprende. Sembra di essere in una vera partita di pallacanestro dove gli avversari sono i tavoli del locale, gli alti sgabelli e Manuel che non reagisce. In realtà non è una partita di pallacanestro ma un misto tra giochi diversi (pallavolo, pallamano, pallacanestro, rugby, sci artistico, ballo) e una musica di sottofondo ormai accompagna i loro movimenti.

Improvvisamente la porta si apre e ricompare il ragazzo con la pelle scura che aveva trovato rifugio all’inizio. Ha dei pattini a rotelle ai piedi e ha portato una guantiera di falafelas, forse per ringraziarli dell’ospitalità. Ettore non ha dubbio gli lancia la palla e il ragazzo senza esitare si unisce al gioco che diventa anche pattinaggio artistico.

Enrico Maria ora è in possesso della palla.

-         Allora Manuel. Nessuna idea può salvarti se tu non sei pronto?

La palla rimbalza ancora sul corpo di Manuel che ora però è attratto dall’eleganza del gioco che si svolge intorno a lui. Prende la parola.

-         Non capisco. Io non so giocare. Non ho mai giocato. E’ così stupido!

Andrea: Devi smetterla di avere paura. Devi metterti in gioco: non avere paura di sbagliare.

La porta si riapre di nuovo. E’ Alessandra. Ora ha abiti sportivi e nessun trucco. La sua bellezza è ancora più vera. Enrico Maria é in possesso di palla. Si blocca. Tutti si bloccano per un lungo attimo. Solo Alessandra lentamente, a scatti, si muove verso Enrico Maria e si impossessa della palla.

- Allora ragazzi, qui si sballa.

Alessandra cambia il gioco ora lei sembra una danzatrice di balletti classici. Passa la palla a Ettore.

-         Dov’è l’idea al mio problema?

Ettore in possesso di palla punta di nuovo su Manuel. Parla verso di lui ma si rivolge anche ad Alessandra.

-         Se non sei convinto di voler risolvere il tuo problema. Nessuna idea potrà cambiare il tuo destino. Sei pronto?

Manuel a quelle parole agguanta la palla, dribbla tutti con grande eleganza, arriva alla soglia della porta, si volta guarda la sua squadra, sorride, un ultimo tic alla spalla e con una giravolta a mezz’aria si ritrova di fronte alla porta e lancia il pallone al di là della porta a vetri.

 

Il vetro si frantuma in mille schegge colorate. Manuel si lancia attraverso la porta dove prima c’era il vetro e tutti lo inseguono, continuando a giocare.

 

Dall’interno del locale devastato dalla furia del gioco, sentiamo i rimbalzi della palla, la corsa dei giocatori e il fiume di folla minacciosa che ora si scaraventa contro i giocatori.

 

F I N E